L'organo di Maiori fu costruito tre anni dopo quello della
Chiesa del SS. Corpo di Gragnano, entrambi gli organi furono inaugurati
da Don Lorenzo Perosi il quale eseguì anche il collaudo
ufficiale. Nel collaudo Don Perosi fu affiancato da P. Ambrogio Amelli
e dal maestro Ulisse Mathey organista della Basilica di Loreto. Un
aspetto di grande interesse: in tutti i programmi dei concerti
inaugurali degli organi di Zeno Fedeli non mancano mai brani della
letteratura organistica d'oltralpe, a cominciare dall'opera principe di
J.S. Bach. Fu infatti grazie alle caratteristiche tecniche dell'organo
ceciliano (due tastiere, registri interi, pedaliera estesa e
indipendente dal manuale, etc.) che, anche presso il più vasto
pubblico, comincio a diffondersi la conoscenza delle composizioni
bachiane e di altri organisti europei. Tutto questo non sarebbe mai
stato possibile rimanendo "fermi" all'organo tradizionale italiano.
Con il nome di
'Riforma Ceciliana' si identifica, in Italia, quel vasto movimento che,
a volte in modo traumatico, portò l'organo italiano
dall'antichità alla modernità, ponendo le basi
dell'attuale arte organaria. Fino al 1880, l'organo italiano ricalcava
l'organo classico, il Positivo del 1700, che era stato la più
alta espressione dell'arte italiana ma che aveva ormai perso lungo la
strada le sue caratteristiche. Ovviamente sugli organi positivi di
tradizione italiana, con pedaliera in raddoppio della tastiera e un
unico manuale, era pressochè impossibile suonare letteratura
organistica d’oltralpe, come ad esempio brani di J.S. Bach. Con
l’organo ceciliano ( due tastiere e pedaliera indipendente) anche
questa letteratura poteva arrivare al grande pubblico.
E’
da ricordare ancora che Zeno Fedeli aveva avuto autorizzazione da
George William Trice, allievo di Cavaille’-Coll, ad utilizzare i
suoi somiere che sfruttavano in maniera geniale l’azione della
Leva Barker per la trasmissione pneumatica. L’organo della
Collegiata di Santa Maria a Mare, pur utilizzando tutt'altra
tecnologia, si innesta in questa tradizione di arte organaria che,
proveniente dall’estero, trovò in Zeno Fedeli un grande
antesignano per l’arte organaria italiana.
E’ infine
da tenere presente che lo strumento risulta sicuramente, a livello
nazionale, uno dei più integri tra gli organi di Zeno Fedeli
superstiti a rimaneggiamenti e trasformazioni. Tutti questi elementi
hanno sollecitato la comunità locale a rendere possibile il
restauro conservativo che ha restituito l’organo di Zeno Fedeli
nel pieno del suo originale splendore fonico e timbrico.
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