Nel febbraio del 1998, a
Maiori, fu costituita l’Associazione “Antonio
Tirabassi”. Fra gli scopi dell’Associazione:
“(…) Raccogliere fondi per il restauro del monumentale
organo Zeno Fedeli della Collegiata di Maiori onde restituire lo
strumento alla comunità locale e nazionale nelle originarie
condizioni foniche. (…) Organizzare una serie di manifestazioni
culturali, concertistiche e artistiche in genere a sostegno
dell’iniziativa (…)”. Dopo cinque anni, grazie alla
sensibilità e alla tenacia di alcuni dei membri
dell’Associazione e del parroco, in collaborazione con la
Provincia di Salerno, l’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’ Tirreni
e la Conferenza Episcopale Italiana, l’obiettivo è
raggiunto: l’organo è ritornato al suo splendore
originario con un accuratissimo restauro conservativo, eseguito dalla
Ditta Romain Legros di Sant’Ambrogio di Valpolicella durante un
periodo che va dal gennaio 2002 al maggio 2003.
Credo valga la pena di
segnalare che, fra gli strumenti di pregio
esistenti in costiera, il monumentale organo plurifonico della
Collegiata di Maiori è l’unico con una sua particolare
storia, organologica ed artistica, l’unico degno di
“partecipare” ad eventi concertistici di rilievo.
Sin dal marzo del 1900,
il popolo di Maiori manifestò con energici accenti la
volontà di avere nella Chiesa Madre un organo importante, capace
di riprodurre effetti fonici straordinari. A tale scopo, la popolazione
si autotassò di un centesimo sul costo della farina e del pane.
Il 14 novembre 1903 venne
deliberata la costruzione del nuovo organo, affidandone
l’esecuzione all’organaro Zeno Fedeli di Foligno, con il
quale fu stipulato un meticoloso accordo riguardo alle caratteristiche
dello strumento e ai termini di pagamento e di consegna.
Il 22 novembre 1904 il
collaudo e il concerto inaugurale a cura di autentiche autorità
musicali, fra cui Don Lorenzo Perosi (maestro perpetuo della Cappella
Sistina), padre Ambrogio Maria Amelli (musicologo, archivista di
Montecassino), Ulisse Matthey
(organista titolare della Santa Casa di Loreto) e Giuseppe Cotrufo
(maestro di organo al Regio Conservatorio di Musica S. Pietro a Majella
di Napoli).
L’anno successivo,
la nomina di Antonio Tirabassi quale Organista, Maestro di Cappella e
Maestro di Coro della Collegiata, in seguito ad una pubblica prova
durante la quale soggiogò l’uditorio con le sue pronte
capacità musicali e strumentali. Da questo momento, il musicista
si trasferisce da Amalfi a Maiori, e mantiene l’incarico fino
alla fine del 1909, quando lascerà per sempre la costiera e
l’Italia.
Tutto ciò, ed
altro ancora, è raccontato dallo stesso Tirabassi in un
paragrafo del capitolo L’organista di Niori all’interno del
racconto autobiografico Vita di Musicista.
La sua partenza avvenne in modo un po’ frettoloso, sappiamo
infatti che le chiavi del cancello di accesso alla cantoria furono da
lui affidate senza preavviso ai preti della Collegiata e che, per quasi
un anno, non fu possibile accedervi né per suonare né per
completare la decorazione della balaustra.
Attualmente è in preparazione uno studio di Angelo Tajani sulla
curiosa coincidenza della partenza di Antonio Tirabassi con la data
dell’omicidio di Francesco Ruoppolo ad Amalfi, il 5 dicembre
1909, da parte di Giovanni Anastasio, amico del Nostro.
Uno dei pochi legami che
il musicista mantenne con Amalfi, fu quello con il professore Pasquale
Gambardella, un raffinato cultore di musica, autore nel 1913
dell’Inno alla Bandiera per l’inaugurazione della bandiera
di combattimento della Real Nave AMALFI.
Io stesso, avendo avuto
l’opportunità di riordinare la biblioteca musicale del
Gambardella, ho potuto direttamente constatare il grado di competenza
del professore. Nella sua ricca biblioteca infatti, vi sono copie
manoscritte, appunti musicali, partiture operistiche, da camera, per
organo, per harmonium e, soprattutto, per pianoforte: collezioni
complete di musica italiana dell’inizio del secolo, collezioni
complete di rare edizioni ottocentesche, autorevoli revisioni di
classici, trascrizioni da salotto e da concerto ed altro ancora, il
tutto in buono stato di conservazione.
Egli fu certamente uno
dei pochissimi interlocutori del Nostro, ciò è
testimoniato da una dedica presente sul frontespizio di una copia della
Serenata Venere e Amore di Alessandro Scarlatti, pubblicata dal
Tirabassi a Bruxelles nel 1921: “Al chiarissimo Professore P.
Gambardella / all’occasione della sua graditissima visita / A.
Tirabassi / 4 settembre 1923”.
Il Tirabassi fu legato da un forte rapporto di amicizia al grande
Pietro Scoppetta, protagonista di uno dei più brillanti capitoli
della sua autobiografia. Con il grande pittore condivise anche un certo
“disagio” nei confronti della città costiera: nel
mio archivio conservo infatti una preziosa cartolina del 1917 scritta
dallo Scoppetta all’avv. Antonio Porpora Anastasio, amico sia del
pittore che del musicista, nella quale, lamentando la sua lontananza,
aggiunge: “Ora che non sei più ad Amalfi, ho quasi nessuna
volontà di andarvi”.
I tre condividevano
passioni e conoscenze, ed è il caso di ricordare che
l’unico ritratto fotografico autografo del musicista prima della
definitiva partenza dall’Italia, è dedicato ancora
all’avv. Porpora Anastasio: “Ad Antonuccio e famiglia con
sincero affetto / A. Tirabassi / Maiori, 26 III 1908”.
Da Maiori è stata inoltre spedita l’unica cartolina
autografa ritrovata, una veduta della spiaggia con l’Hotel Torre
sullo sfondo, inviata a Mrs. D.W. Clomstock, New York. Il testo,
preceduto da un breve tema musicale su pentagramma, certamente un
segnale d’intesa fra i due, è questo: “Salutation /
Ant. Prof. Tirabassi - Organista / Maiori, 9 III 907”.
Sempre del 1907 è
un arrangiamento per mandolino e pianoforte di Luca di Bianco della
Romanza senza Parole op.38 n.2 di Mendelssohn, con questa dedica:
“Maiori, Febbraio 1907 / Alle Distintissime e Compite Signorine
Maria e Bianca Anastasio”. Queste ultime erano allieve del
Tirabassi e sulla partitura vi sono correzioni e suggerimenti di sua
mano.
Un altro autografo
maiorese è sul frontespizio di una copia dell’opera omnia
per organo di F. Mendelssohn-Bartholdy, Henry Litolff’s Verlag:
“Maiori, 9 X 906 / A. Tirabassi”.
Per rendersi conto di
quale fosse il rapporto fra Antonio Tirabassi e Maiori, e di quale
considerazione godesse l’organo della Collegiata fra le sue
conoscenze, basti leggere il frontespizio del programma del terzo dei
famosi Concerts Historiques organizzati dal Tirabassi a Bruxelles:
“Lundi 18 Décembre 1911 / à 8 ½ heures /
IIIe Concert Historique / de Musique inédite italienne des
Siècles XVI et XVII / donné par / Antonio Tirabassi /
Organiste de l’Église de Major (Naples)”.
Il nome
Tirabasso/Tirabassi non è originario della costiera amalfitana,
viene infatti dal Molise ed in particolare da un paese distante nove
chilometri da Campobasso, Oratino, famoso per le sue antiche tradizioni
artistiche ed artigianali.
Ad Amalfi il nome giunge
con Giacomo (1834-1895) il quale, Maestro della Banda Militare al
servizio della Corte dei Borbone a Napoli, ripara ad Agerola in seguito
alla caduta del Regno delle Due Sicilie. Lì prende in moglie
Rosa Fiore e, dopo un disastroso equivoco “politico” che
gli causa due anni di prigionia a Napoli, scende “verso il
mare”.
Nei registri degli atti
di nascita del Comune di Amalfi troviamo le prime tracce del suo arrivo
con la nascita del figlio Crisanto, nato nel 1864 e morto dopo appena
un anno.
Degli undici figli avuti
dalla coppia solo tre raggiungono l’età matura: Giuseppe,
vissuto fra il 1866 e il 1918, celibe, di professione legatore
(nell’archivio comunale di Maiori, nel Registro dei Pagamenti
dell’anno 1902, sono annotate varie spese per lavori di legatura
di libri e registri da lui eseguiti); Maria Armida, vissuta fra il 1869
e il 1934; Antonio, musicista, vissuto fra il 1882 e il 1947.
I primi quattro figli
nascono nei villaggi; non sappiamo però in quale dei cinque
villaggi di Amalfi. L’unico indizio è rappresentato da una
sottoscrizione del 1894, in cui sia Giacomo sia il figlio Giuseppe
risultano fra i parrocchiani sottoscrittori di una petizione
indirizzata al Ministro Guardasigilli del Regno d’Italia per la
ricostruzione della Chiesa parrocchiale di Lone dopo il suo terzo
crollo.
Ad Amalfi Giacomo
Tirabassi svolse attività di organista, in Cattedrale e nella
Chiesa dell’Addolorata, e di insegnante di scuola elementare. Non
vi è traccia della Teoria Musicale pubblicata presso
l’editore Giannini di Napoli, né dell’inno Il cuore
a gioia schiudasi scritto in occasione dell’inaugurazione del
restauro della facciata del Duomo nel 1891. Di lui ci resta una sola
opera: il manoscritto autografo della Missam de Assumptione B. M. V.
del 1874, conservato nell’archivio capitolare insieme a poche
altre testimonianze musicali di altri autori.
Antonio entra in scena
nel 1895 quando, alla morte del padre, gli subentra come organista
ufficiale all’Addolorata.
Il passaggio da Amalfi a
Maiori rappresentò un notevole miglioramento per la vita della
famiglia, in quanto il compenso settimanale assegnato dalla Collegiata
al giovane organista ammontava a più della metà di quello
annuale dell’Addolorata.
La difficoltà in
cui versava la famiglia era nota ma, nonostante ciò, nel
settembre del 1902, il Comune di Amalfi e il Provveditore agli Studi di
Salerno respinsero con vari pretesti la richiesta di sussidio
presentata più di un anno prima dalla vedova Tirabassi, sola con
tre figli a carico.
Amalfi può vantare l’onore di aver dato i natali ad
Antonio Tirabassi.
Tuttavia, tracciando un rapido bilancio dalla sua morte ad
oggi, abbiamo: un vicolo intitolato al musicista nel centro storico del
paese; una lapide commemorativa nel piazzale antistante la Chiesa
dell’Addolorata; i registri della Scuola Elementare Maschile di
Amalfi; una ricevuta e qualche riferimento contabile
nell’archivio dell’Addolorata; l’attribuzione, senza
alcun riscontro, dei canti del Venerdì Santo Sento l’amaro
pianto e Veder l’orrenda morte; qualche iniziativa di tipo
turistico; una costituenda Scuola Civica Musicale “Antonio
Tirabassi” senz’altra relazione con il musicista a parte il
nome; la corale avversione nei confronti di ogni iniziativa legata alla
memoria ed alla giusta valorizzazione del patrimonio artistico e
spirituale lasciatoci dal Nostro.
Unici autografi
amalfitani di Antonio Tirabassi sono: la parte musicale della canzone
‘O deputato nuovo, datata 15 ottobre 1904, e una ricevuta
dell’Addolorata dello stesso anno. Riconducibili a quel periodo
sono: qualche copia manoscritta di musica altrui, la Serenata andalusa,
per violino e pianoforte, e, probabilmente, una splendida Salve Maria
per voce e pianoforte, purtroppo senza firma.
Con quest’ulteriore
iniziativa egregiamente condotta a termine, Maiori, vista
dall’esterno, si riconferma città dalle scelte culturali
serie, forse ancora poche, ma sicuramente realistiche ed essenziali.
Così come in
passato, la “questione organo” è stata affrontata
senza improvvisazione ed affidata a mani esperte, infatti, a parte la
felice scelta per l’esecuzione del restauro, il concerto
inaugurale è tenuto da uno dei più importanti organisti
italiani di oggi, il maestro Luca Salvadori, artista poliedrico, il cui
rispettabilissimo curriculum non permette dubbi sulla sua competenza e
valentìa, uno dei rari musicisti capaci di improvvisare nei
diversi stili su tema dato al momento così come i grandi
organisti del passato.
Il programma del concerto
è stato approntato secondo tre precisi criteri: il rispetto
delle caratteristiche foniche e delle potenzialità espressive
dello strumento, il repertorio di Antonio Tirabassi (Bach e Mendelssohn
erano fra i suoi autori preferiti) e, perché no, il diletto
dell’uditorio, con la proposta di famosissime pagine che
permetteranno a tutti l’immediato riscontro delle qualità
del prezioso strumento e dell’efficacia del restauro.
Oratino, giugno 2003